Buon Natale 2022: il dono che chiediamo tutti insieme

Cari amici, si conclude un anno sorto sotto buoni auspici, anche per quanto riguarda il lavoro.

Dopo la paura della pandemia, finalmente il vaccino. Con la ripresa dell’economia, buone statistiche sull’occupazione. Senza contare l’ottimismo indotto dalle risorse del PNRR, anche nel campo delle Politiche attive e della Formazione al lavoro.

Poi la svolta inattesa. La Russia che invade l’Ucraina, i costi dell’energia alle stelle, il peggioramento climatico che si fa notare, l’inflazione in doppia cifra come vent’anni fa; mentre la pandemia non demorde, anche se fingiamo a noi stessi che sia solo un ricordo.

E anche il lavoro, tema privilegiato del nostro impegno sociale, ci ripropone le sue contraddizioni. Al di là delle statistiche il lavoro precario, sottopagato, privo di qualità, per alcuni inesistente, è il fondamento su cui basa la crescita delle diseguaglianze sociali su cui molti concordano. Quando a Milano assistiamo al fatto che un nostro socio per lavorare tre ore al giorno in una grande istituzione guadagna 4,5 €/h, ci chiediamo come stia evolvendo l’economia e la struttura sociale di questa nostra metropoli europea, locomotiva dell’intero Paese. E anche il senso del dibattito cui stiamo assistendo sull’abolizione del RdC.

Ora viene il Natale, segno di speranza per l’Umanità intera che aspira alla Pace. Tutti si aspettano di ricevere un dono; nel chiedere il nostro – Meno disuguaglianze e più lavoro buono! – non dimentichiamo come dipenda anche da noi e dalla nostra volontà di impegno sociale creare il terreno fertile in cui il cambiamento possa attecchire.

Il lavoro “buono” - quello cioè su cui una persona può basare la dignità e un progetto di vita - deve tornare al centro del dibattito pubblico; non solo per superare le difficoltà a coprire le posizioni più disponibili, ma anche perché sia accessibile a chiunque stia cercando lavoro. Ma questo richiede un cambio di paradigma destinato a mutare molte delle “regole” su cui sono perlopiù impostate le attività economiche e la considerazione che il lavoro assume nella loro organizzazione; anche in quelle più strettamente attinenti le politiche per il lavoro.

Un cambio di paradigma che non può essere frutto del caso; richiede una volontà, una visione, un’idea di società in cui ridurre le disuguaglianze non è frutto di beneficenza bensì di un approccio solidale nelle relazioni. Un approccio senza il quale potranno moltiplicarsi i servizi per il lavoro – come è avvenuto anche quest’anno – ma le disuguaglianze permarranno.

E questo spiega, in definitiva, il vero “dono” di Natale che chiediamo ora: che molti tra noi facciano propria questa visione e si uniscano per renderla possibile.

Buon Natale e Felice anno Nuovo!